Bianca amava tanto viaggiare e, durante il suo rientro verso casa, udì
il richiamo disperato di una bambina, abitante di Panada proprio come il nostro
Sandrino, e decise di soccorrere la piccola. Trasportata dal fresco vento
primaverile arrivò nella campagna di Panada. Qui sorgeva un piccolo agglomerato
di case sparse qua e là, con al centro una piccola casa con tegole rosse e
pareti azzurre con sprazzi di bianco, circondata da un giardino abbellito con
rose di ogni colore e mandorli in fiore.
Nel secondo piano della casa si notava una luce soffusa che arrivava da
una piccola finestra. Bianca si appoggiò su un vaso di margherite che ornava il
balcone della casa, e vide una bimba coi capelli lunghi e rossi che, sdraiata
sul suo piccolo letto, piangeva a dirotto, stringendo sul suo visino un lembo
di un lenzuolo rosa con disegnati dei piccoli cuori rossi.
Toc-Toc. Bussò la Gabbianella col suo piccolo becco. La bambina, udito
il colpetto sulla finestra, vide l’uccellino che insisteva a picchiettare
delicatamente, dunque si avvicinò ed aprì incuriosita.
«Piccola perché piangi?» Domandò la Gabbianella.
«Ma tu parli!»
«Sì! Sono una Gabbianella speciale di nome Bianca, sono venuta da te
perché ho udito nell’aria, trasportata dalla primavera, la tua tristezza. Io
sono qui per realizzare i tuoi desideri e per renderti più felice. Dimmi mia
dolce piccina, cosa ti affligge tanto?»
«Io mi chiamo Carlotta ed ho sei anni.
Sto piangendo perché, per colpa mia, i miei compagni di scuola non
potranno andare in gita alla fattoria per vedere gli animali.»
«Perché per colpa tua?» Domandò Bianca.
«I miei genitori non hanno i soldi per farmi fare la gita, il mio papà
non ha un lavoro e quei pochi soldi che guadagna ci servono per pagare la casa,
le richieste del Signore del Grigio Palazzo e per mangiare. Vorrei sparire, non
essere più abitante di Panada, perché solamente in questo modo i miei compagni
potranno finalmente andare in gita.»
«No No! No! Cara Carlotta, non dire così. Se c’è questo problema nella
tua scuola la colpa non è tua, ma dei grandi.»
«No! Per colpa mia non può andare nessuno, ed io vorrei soltanto
sparire.»
«Carlotta, il problema non sei tu» rispose Bianca avvilita e
dispiaciuta per la situazione. «La scuola deve essere accessibile a tutti senza
discriminazioni e distinzioni tra bambini. Andiamo vieni con me!»
Come per magia, volò con Carlotta, ed attraversando il paese,
arrivarono al Grigio Palazzo di Panada circondato da un giardino curato da
Luigi il giardiniere. «Buon giorno Luigi!»
Esclamò sorridendo la Gabbianella, «ti ricordi di me, ci siamo incontrati tanto
tempo fa, ero in compagnia di una giovane mamma di nome Chiara.»
«Sì, mi ricordo di te mio piccolo uccellino. È un piacere poterti
rivedere. In cosa posso servirti amica mia?»
«Caro Luigi, ti chiedo umilmente di accompagnare me e la mia piccola
amica dal Signore del Grigio Palazzo.»
«Seguitemi, vi accompagnerò io» rispose il giardiniere.
Entrati nel lungo corridoio, dove alla fine si trovava il grande
portone in legno, Luigi bussò due volte ed annunciò la visita al Signore del
Grigio Palazzo.
Entrati in una grande sala circolare, con al centro un lungo tavolo in
mogano circondato da grandi sedie in legno anticato, riconobbe subito il
padrone di casa.